Il territorio di Montalto di Castro è caratterizzato dalla presenza di insediamenti umani molto antichi, tra i quali emerge per importanza il grande centro etrusco di Vulci, uno dei più potenti e ricchi di tutta l’Etruria meridionale. Una visita dell’area archeologica di Vulci è sicuramente una delle esperienze più suggestive per chi ama approfondire le proprie conoscenze sulla civiltà etrusca. La zona degli scavi, attualmente inserita in un parco archeologico, è facilmente raggiungibile dalla via Aurelia (bivio per Vulci, circa 12 km. seguendo le indicazioni).
L’antica città di *
Velch (si suppone che questo fosse il suo nome originario, anche se non si
ha la certezza assoluta in merito) sorgeva su un pianoro a poca distanza dalla
costa del Mar Tirreno, in prossimità di Montalto di Castro. Fin dalle origini
Vulci
si distinse per essere uno dei più potenti centri dell’intera nazione
etrusca, così come anche uno dei più antichi, al pari di altre grandi città
dell’Etruria meridionale marittima come Tarquinia e Cerveteri. La ricchezza
delle necropoli vulcenti è testimoniata dalla grande quantità di ori, bronzi,
vasellame attico e corinzio, buccheri e oggetti di provenienza orientale
rinvenuti nelle tombe, a partire soprattutto dalla prima metà dell’Ottocento.
Fu in questo periodo, infatti, che iniziarono gli scavi nella zona, condotti dal
Principe di Canino Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone Bonaparte e proprietario del
territorio appartenente al comprensorio vulcente. L’abbondanza di ricchi
reperti è dovuta al fatto che
Vulci
viveva del commercio con l’area egea e
quella orientale: allo scopo di favorire l’afflusso di merci varie, la città
si era dotata di un porto situato a poca distanza dalla foce del fiume Fiora, in
località “Le Murelle”, conosciuto con il nome di “Regisvilla”. La
decadenza del grande centro di Vulci
coincise con la conquista romana (III-II
sec. a.C.), anche se nel primo periodo ellenistico (IV sec. a.C.) la città ebbe
un’ultima fase di reviviscenza politica e culturale, di cui gli stupendi
affreschi della Tomba François, oggi conservati a Villa Albani (Roma), sono
un’eloquente testimonianza.
Parte dei reperti rinvenuti a Vulci è oggi esposta in un museo piccolo ma estremamente interessante, allestito all’interno del Castello dell’Abbadia, altro monumento di notevolissimo interesse storico. Si tratta di un’antica abbazia benedettina ristrutturata in forma di fortezza, edificata nei pressi di uno dei più impressionanti e suggestivi ponti romani del Lazio, il Ponte dell’Abbadia. Quest’ultimo si erge sopra il letto del Fiora, e offre al visitatore una stupenda vista sull’alveo del fiume. Il castello fu ampliato sotto il dominio della nobile famiglia Farnese in piena epoca rinascimentale, e fu anche utilizzato come casa doganale, essendo situato al confine fra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana.
Un'altra
tappa imprescindibile per chi volesse visitare Vulci
è l’area dove sorgeva la
città antica. Quest’ultima era situata di fronte al castello, al di là della
sponda destra del fiume. Il luogo, per lungo tempo abbandonato a se stesso, è
stato trasformato in un parco naturalistico ed archeologico, e offre la
possibilità di effettuare diversi itinerari escursionistici. Fra i resti più
interessanti la domus del
Criptoportico, un’antica villa rustica romana attiva fra il II sec. a.C. e il
III sec. d.C., così chiamata per la presenza di un criptoportico (ambiente
sotterraneo per la conservazione di alimenti quali vino e olio; era anche usato
per passeggiare e divagarsi al riparo dalla calura estiva e forse, in alcune sue
parti, veniva utilizzato anche come luogo di rappresentanza). Notevoli anche i resti del tempio etrusco,
con il suo imponente podio, e della strada romana, che attraversava la città in
tutta la sua lunghezza. Estremamente suggestivo, fra gli altri, un percorso
escursionistico che si snoda lungo il corso del fiume Fiora toccando tutti i più
bei luoghi del parco, in mezzo ad un paesaggio caratterizzato dalla presenza di
enormi vacche maremmane al pascolo. Degno di nota è anche il laghetto naturale
popolarmente conosciuto come “Pelicone”, che ha spesso fornito
l’ambientazione ideale per la realizzazione di diverse pellicole
cinematografiche.
Infine, a poca distanza dall’area archeologica, si estende un’oasi naturalistica gestita dal WWF, con la possibilità di fare escursioni e osservazione della fauna locale.
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