E’ il 1493. Il governatore pontificio Giovanni Borgia è saldamente insediato a Vetralla, mentre a Roma il seggio pontificio è occupato da Alessandro VI, il famigerato Rodrigo Borgia - personaggio non sempre esecrabile, come una certa “vulgata”storica vorrebbe. In ogni caso, il comportamento di alcuni familiari del governatore vetrallese nei confronti di alcuni abitanti del paese non è certamente adamantino. Soprusi, odio, angherie scatenano un cieco furore, che sfocia poi nei cosiddetti “Vespri Vetrallesi”, una rivolta violenta contro i locali amministratori. Naturalmente, non può mancare l’episodio classico dell’onore muliebre ferito e oltraggiato: nel caso, la donzella offesa sarebbe una certa Angelella Tumolo. E’questo uno degli episodi storici più noti riguardanti Vetralla, borgo di oltre 11.000 anime - uno dei più popolosi del Viterbese -  attraversato oggi dalla via Cassia.

E’ ricordato insieme alla famosa bolla papale, datata a Vetralla nel dicembre1145, con cui si bandisce ufficialmente una Crociata, definita come “seconda” in base a una nomenclatura oggi forse un po’ superata.

Il Medioevo, quindi, domina nella storia del paese, anche nella sua struttura urbanistica (particolarmente suggestiva è la vista del borgo dalla strada che conduce verso il mare, prima a Monteromano e poi a Tarquinia, sull’Aurelia). Ma le testimonianze antichissime della civiltà etrusca costellano la campagna circostante: tombe scavate nel tufo, indizio di antichi insediamenti, si possono vedere un po’ dappertutto a Poggio Montano, Valle Falsetta, il Cerracchio e, soprattutto, a Grotta Porcina e Norchia, con le sue stupende tombe rupestri (IV-II sec. a. C.).

Luogo di passaggio obbligato lungo la Cassia, Vetralla conserva ancora testimonianze legate a viaggi, stazioni di sosta e pellegrinaggi, come testimoniano le rovine della chiesetta di Santa Maria in Forcassi, corruzione del latino Forum Cassii, sorta presso un’antica mansio romana. Ma per tornare al Medioevo, non mancano esempi di architettura romanica tra i più interessanti del Viterbese, come la chiesa in cui si riunirono i congiurati dei vespri vetrallesi: la chiesa romanica di San Francesco. Seppur rimaneggiata, la chiesa offre spunti suggestivi, come l’antica cripta dell’XI-XII secolo, realizzata su strutture più antiche; o il ciclo di affreschi seicenteschi di Francesco Villamena, raffigurante episodi della vita del santo Francesco d’Assisi. Quest’ultimo è ritenuto uno dei più completi dal punto di vista iconografico, dopo quello assisiate in parte attribuito, con qualche dubbio, a Giotto. Ricca e fertile è la terra circostante, come testimoniano i numerosi uliveti della zona, da cui si produce uno dei migliori oli del territorio viterbese; e il legame tra le genti del luogo e la natura è confermato dalla cerimonia dello “Sposalizio dell’Albero”, che si tiene a maggio nella zona dell’eremo di Sant’Angelo, scrigno prezioso di testimonianze relative alla presenza dei padri Passionisti nella Tuscia. Durante la cerimonia, forse di antiche origini pagane, vengono fatti sposare metaforicamente due alberi, alla presenza del sindaco, con cortei in costume e fanciulle leggiadre. Molto sentito è anche il culto della Madonna del Riscatto, di cui si porta in processione un’immagine ogni venticinque anni, alla quale è anche dedicata una bella chiesa in paese.

 

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