Un’antica leggenda narra che Carlo Magno, re dei Franchi, avesse una bellissima sorella. Un giorno, la donna rimase incinta dopo una relazione con Milone, giovane di umili origini. Carlo, adiratissimo, la cacciò dalla corte dei Franchi; la poveretta, trovandosi all’improvviso senza sostentamento, decise di recarsi a Roma, per implorare l’aiuto del papa. Ma le doglie del parto la colsero sulla via per Roma e, quindi, la costrinsero a fermarsi in un piccolo borgo, non lontano dalla Città Eterna, dove diede alla luce un figlio maschio che chiamò Orlando. Quel borgo era Sutri.
Situata lungo la via Cassia moderna, il cui tracciato si discosta leggermente da quello della Cassia romana, l’«antichissima città di Sutri» è sempre stata un punto di passaggio importante, luogo di sosta di imperatori, papi, personaggi di ogni rango e nazione, che si muovevano alla volta di Roma, o tornavano in patria dopo lunghi viaggi verso la città che ospita le reliquie dei Santi Pietro e Paolo. I pellegrinaggi hanno sempre rivestito un ruolo basilare nella vita di Sutri almeno fino al 1500, come testimoniano i numerosi «loci hospitali» sorti nel borgo, e i luoghi di culto legati ai luoghi di pellegrinaggio più famosi, come San Michele Arcangelo al Monte Gargano, in Puglia. Assolutamente affascinante, in questo senso, è la chiesa della Madonna del Parto, a poca distanza dall’anfiteatro. Antica tomba (etrusca?), riadattata forse a mitreo in epoca tardo imperiale, la grotta è decorata con affreschi trecenteschi legati al culto di San Michele Arcangelo e al tema della fecondità salvifica (Madonna con bambino in fasce). In ogni caso, è probabilmente al seguito dei viandanti medievali che le antiche storie connesse al ciclo carolingio si diffondono lungo le vie di pellegrinaggio, trovando a Sutri un luogo fecondo in cui svilupparsi. Tra l’altro, continua la leggenda citata all’inizio, Carlo ebbe modo di perdonare la sorella Berta, dopo un incontro a Sutri con lei e il nipote.
Ancora oggi, sul colle Savorelli, situato di fronte al rilievo di tufo su cui sorge il borgo, si possono vedere i resti di un castello, popolarmente noto come “Castello di Carlo Magno”. Si tratta, in realtà, di strutture risalenti ad epoca molto più tarda, il cui nome tuttavia testimonia il radicamento di questa bella tradizione relativa al re dei Franchi e al paladino suo nipote, assieme ad altri luoghi e toponimi come “Le Querce d’Orlando”, la “Grotta di Orlando” e la “Torre di Orlando”.
Ma le origini di Sutri sono, ovviamente, molto più antiche. Tito Livio definisce la città “ETRURIAE CLAUSTRA”, “porta dell’Etruria”, essendo al confine tra il territorio etrusco e Roma. In realtà, Sutri era nella sfera di influenza dei Falisci (popolazione italica affine ai Latini), come attesterebbero alcuni reperti ritrovati nelle tombe. Si può quindi parlare di centro a etnia forse mista, etrusco-falisca, con decisa prevalenza della componente etrusca. Tuttavia, è con la conquista romana che Sutri assume un ruolo fondamentale. Splendida testimonianza di questa fase è l’Anfiteatro, databile forse intorno al I sec. a.C., completamente scavato nella roccia tufacea, secondo una tecnica che ricorda molto quella etrusca. Una splendida vista dall’alto del complesso si può godere dal sovrastante colle Savorelli, così nominato dalla presenza di una villa appartenuta anche all’omonima famiglia, alla quale si deve tra l’altro lo scavo che riportò alla luce l’anfiteatro nella prima metà dell’Ottocento. Questa struttura venne forse realizzata a seguito della presenza di una forte guarnigione militare, essendo i soldati amanti dei ludi circensi.
Altre belle testimonianze della fase romana di Sutri sono le porte d’accesso alla città, che hanno mantenuto alcuni parti dell’antica struttura, pur essendo state ricostruite nel corso dei secoli. Quanto al Medioevo, ancora oggi svetta per importanza il duomo di Santa Maria Assunta, un tempo cattedrale, con la sua cripta romanica in parte originale, anche se profondamente modificata intorno alla metà del Settecento, come del resto la chiesa stessa. Interessante anche la fontana a fuso di tipo viterbese, visibile in uno degli angoli del borgo antico.
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