Un lupo che lotta con un cervo: una scena che doveva essere abbastanza consueta nei boschi dell’Etruria e, per questo, abbastanza viva nell’immaginario dell’uomo etrusco che ci viveva. Il soggetto è stato scelto come logo ufficiale dai creatori del Parco Suburbano Marturanum, nel cuore del quale si trova la necropoli rupestre di San Giuliano, a pochissima distanza dal piccolo borgo medievale di Barbarano Romano . Il lupo e il cervo, quindi: un combattimento tra animali che evoca una natura dominata da forze misteriose, in cui l’etrusco si trovava completamente immerso: non separato da lei, bensì parte integrante di una realtà vivificata da magiche presenze, di cui la fauna era in qualche modo segno e rappresentazione.
L’immagine, ormai consunta dal tempo, si trova incisa su una parete rocciosa vicino alla Tomba del Cervo, uno dei tanti sepolcreti che rendono questa necropoli così affascinante. Non manca neanche una Tomba della Regina, denominazione assai comune nelle necropoli dell’Etruria meridionale (molto famosa quella di Tuscania). Ma qui è un po’diverso: nell’oscurità di una delle sue camere funerarie, scarsamente illuminate, si può provare la strana sensazione causata da un effetto sonoro molto particolare. Non un’eco, ma una sorta di vibrazione, una risonanza prodotta ogni volta che si pronunciano determinati suoni. Del resto, i misteri di San Giuliano non finiscono qui: scendendo a valle, sotto il paese di Barbarano, sulle pareti di tufo di una stretta gola si nota inciso quello strano reticolato, probabilmente etrusco, che attirò anche l’attenzione di re Gustavo di Svezia. Il suo significato è ancora da svelare: si parla di un antichissimo simbolismo sacro, usato anche nei rituali di fondazione delle città, ma il mistero rimane.
Affascinante, dunque, questo antico centro etrusco, il cui antico nome doveva forse suonare simile al latino Manturanum –Marturanum, citato in antiche fonti. Cosa che sembra confermata, del resto, dall’iscrizione etrusca “[min] i turuce larth manthureie” (“io sono stato donato da Larth di Manthura”), che appare su un frammento di pithos ( grosso contenitore di terracotta) ritrovato in zona. Doveva essere un centro piccolo ma importante, Manthura, soprattutto tra il VII e il VI sec. a. C., sulla scia della potenza di Cerveteri. Subito all’inizio di un percorso archeologico molto suggestivo si incontra infatti la Tomba Cima, grande tumulo sepolcrale con camere scavate nel tufo rosso, di chiara ispirazione ceretana. Le dimensioni del sepolcro e i resti del corredo funebre rinvenuti ci dicono che questa era la tomba di una delle gentes più ricche e potenti, magari degli stessi detentori del potere politico e religioso della città in epoca orientalizzante e arcaica. Alcune decorazioni interne sono del tutto sorprendenti: in un ambiente laterale, posto alla fine del lungo corridoio di accesso alla camera sepolcrale principale, si nota un soffitto intagliato nel tufo a forma di raggiera. Imitazione della dimora dei vivi (tetto ligneo di una capanna)? Antico simbolo sacro legato a culti religiosi, magari solari, come qualcuno ha detto? Assai più probabile la prima ipotesi. In ogni caso questo ambiente, usato forse per rituali funerari, appare decisamente interessante, come pure le testimonianze relative alla fase medievale: sul pianoro di San Giuliano, dove un tempo c’era la città etrusca, sorge una deliziosa chiesa romanica con affreschi ancora ben visibili, in un paesaggio caratterizzato da un verde intenso; e in una grotta usata per il culto cristiano, situata non lontano dalla base della rupe di San Giuliano, si possono vedere ancora tracce di dipinti di ispirazione chiaramente bizantina.
Degno di nota è il piccolo antiquarium, nel paese di Barbarano. Contiene reperti provenienti per lo più dalle necropoli circostanti: tra tutti, incuriosisce quello strano obelisco, originariamente posto sopra una tomba, con la funzione di segnacolo. Il cippo rivolto verso il cielo, come per raccogliere la potenza rigenerante proveniente dagli dei superni, simbolo di verticalismo e ancestrale aspirazione dell’uomo verso una dimensione superiore: è il mistero del rapporto tra gli Etruschi e il divino.
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