“Who
can forget the deep glens around, ever wrapt in gloom, where the stillness is
broken only by the murmurs of the stream, or by the shriek of the falcon –
solitudes teeming with solemn memorials of a past, mysterious race.”
“Chi potrà mai dimenticare queste profonde forre, sempre avvolte dall’oscurità, dove il silenzio è rotto solo dal mormorio dei torrenti, o dal grido del falco – luoghi solitari dove abbondano le solenni testimonianze di un misterioso popolo del passato”.
Ancora oggi, un’escursione nella necropoli etrusca di Norchia può far rivivere, in un animo aperto al mistero e alla bellezza, quelle stesse emozioni provate da tanti viaggiatori ottocenteschi, venuti in Etruria per esplorare una dimensione arcana e primigenia. Un fascino romantico avvolge Norchia e i suoi sepolcreti, le cui caratteristiche tombe rupestri, scavate nella roccia tufacea, sono quasi tutte databili tra il IV e il II secolo a.C. Una vita abbastanza breve, quella del piccolo centro etrusco, quasi subito entrato nell’orbita della potenza romana. Di nuovo popolato nel Medioevo, l’insediamento fortificato venne violentemente distrutto nel 1435, e da allora è rimasto abbandonato, per sempre.
La necropoli rupestre di Norchia è raggiungibile in auto da Roma tramite la via Cassia. All'altezza di Vetralla, prendere la strada provinciale per Monteromano e, dopo circa 10 km, deviare all'altezza del cartello stradale (Necropoli di Norchia).
Per un itinerario: Tombe del gruppo Pile, Tombe del Charun e di Vel Ziluse, pianoro dell’antica civita con i resti del castello medievale (XII secolo), della chiesa di San Pietro (XII secolo) e dell’antica porta d’accesso all’area del castello;
Scendendo a valle, piegando a sinistra: Tombe doriche a tempio.
Attraversando il torrente Biedano: Tomba Lattanzi, resti del ponte romano, Cava Buia (spettacolare percorso in trincea di circa 400 m, con pareti a picco alte fino a 8-10 m, realizzato intagliando la roccia tufacea. Lungo il percorso – che ricalca il tracciato dell’antica Via Clodia - sono visibili iscrizioni romane e medievali, croci “scacciadiavoli” lasciate dai pellegrini e segni viari di vario tipo.
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