“ … e purga per digiuno, l’ anguille di Bolsena e la vernaccia” (Purg. XXIV, 22). Non fa sconti Dante Alighieri. Vissuto in un’epoca molto meno ipocrita e moralistica di altre, non si fa scrupolo nel punire papi, collocandoli anche all’Inferno. E’ il caso di Bonifacio VIII, volentieri condannato alla pena eterna; ed è anche il caso di papa Martino IV, cui si riferiscono i versi sopra citati. Tradizionalmente ghiotto d’anguille del lago di Bolsena affogate nella vernaccia, il povero Simon de Brie è costretto a purificarsi a lungo, prima di entrare nella luce di Dio. Dovevano essere proprio deliziose, quelle anguille del lago di Bolsena…  e ancora più buoni erano i grossi capitoni, che proprio nelle acque del fiume Marta, unico emissario del lago, proliferavano copiosi. Del resto, l’associazione Marta- anguille viene spontanea, se si pensa che, sin dall’epoca etrusca, i prelibati e carnosi capitoni venivano catturati in una zona poco fuori il piccolo paesino sul lago di Bolsena. Questa località è chiamata oggi La Cannara, per via delle canne con cui gli Etruschi costruivano griglie, che servivano a bloccare il pesce in un’ansa del fiume Marta, facendone poi copiosa preda. Ancora una volta la tradizione etrusca, quindi, ancora viva nella zona anche grazie alla presenza di siti poco conosciuti, come Cornossa, dove sono state rinvenute tombe con tracce di decorazioni pittoriche. Presenza etrusca che, come detto, è essenzialmente associata alla pesca, fonte di sostentamento un tempo basilare per i locali. Oltre alle anguille, molto apprezzati sono i coregoni, assai diffusi sul mercato ittico provinciale. Alla bontà della gastronomia locale, arricchita dalla presenza di vini assolutamente locali come la Cannaiola (oggi ormai introvabile, almeno quella vera), si unisce a Marta anche la bellezza del paesaggio. Affacciato sullo specchio azzurro del lago, il borgo offre al visitatore attento scorci di rara bellezza, con viste decisamente suggestive: come, ad esempio, quella che si gode dall’antica torre dell’orologio, che domina il paese vecchio. E’ anche da qui che si può contemplare bene l’isola Martana, aspra e selvaggia, come direbbe forse Dante. Residuo di attività vulcaniche, questa piccola macchia verde nel lago fu teatro di oscuri e sanguinosi episodi, come il confino e l’uccisione di Amalasunta, regina dei Goti, la cui tomba sarebbe ancora nascosta da qualche parte intorno al lago.

Alle cupe storie di tradimento e morte che aleggiano sull’isola si affiancano anche esperienze che, a detta di molti, assumono un carattere decisamente soprannaturale. Ancora oggi, infatti, in una vecchia cantina scavata nel tufo, la gente del luogo venera una statua della Vergine Maria, che si dice sia apparsa nella grotta – e pare continui ad apparire a molti, seppur di rado - ad alcune bambine martane, qualche decennio fa.

 

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